Onorevoli Colleghi! - Il decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, ha rappresentato un punto di svolta per la gestione del regime del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari in Italia. Con l'emanazione di questo provvedimento e la sua successiva conversione in legge, avvenuta ai sensi dell'articolo 1 della legge 30 maggio 2003, n. 119, è stato posto l'arresto ad un processo di decretazione di urgenza sulle quote latte che durava da oltre un decennio.
      In seguito all'entrata in vigore della legge 26 novembre 1992, n. 468, recante misure urgenti nel settore lattiero-caseario, quale prima legge italiana che cercava di adeguare il regime italiano sul prelievo supplementare alla regolamentazione comunitaria, il sistema lattiero-caseario interno ha vissuto un interminabile periodo di instabilità, incertezze amministrative e asperità con le istituzioni comunitarie.
      Invero, va ricordato che già nel 1994-1995 un'altra iniziativa fu avviata dall'allora Azienda di Stato per gli interventi nel mercato agricolo (AIMA) e dal Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, sotto la spinta dell'Unione europea con la presenza attiva di ispettori del Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (FEOGA), che in vista della conclusione dell'accordo sulla multa comminata all'Italia di 3.620 miliardi di lire e del riconoscimento del livello di quantitativo nazionale garantito, pretesero una verifica concreta sullo stato del sistema, sulle aziende, sulle quote, sui contratti, sulle quantità prodotte e commercializzate e indicarono anche, in maniera netta e perentoria, come evitare nella nuova fase che

 

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si apriva il diffondersi di incertezze, precarietà e raggiri.
      Il tentativo si concluse con un fallimento che pesa ancora oggi e che ha aggravato le condizioni di gestione e di controllo del settore. Un fallimento che evidenziò responsabilità politiche, istituzionali, amministrative e sociali e che impegnò ad un atteggiamento rigoroso e responsabile per segnare un nuovo percorso di svolta. Tale percorso, però, fu avviato solo in minima parte.
      Senza entrare nei particolari delle varie vicende che hanno interessato quella parentesi tormentata della nostra agricoltura, si suggerisce, a chi volesse comprendere quale fosse il caos che vigeva in quegli anni, una lettura delle conclusioni delle indagini condotte dal generale Lecca nell'ambito della commissione di garanzia sulle quote latte, allora istituita ai sensi dell'articolo 4-bis del decreto-legge n. 411 del 1997, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 5 del 1998, in materia di accertamenti delle irregolarità nel sistema delle quote latte.
      Bisogna dire, ad ogni modo, che se con il citato decreto-legge n. 49 del 2003 si è posto termine ad una situazione di emergenza normativa e gestionale, non si è tuttavia risolto il maggiore problema che affligge il settore produttivo del latte italiano, ossia il deficit di quota nei territori maggiormente vocati alla produzione lattiera e la conseguente mole di prelievi non versati.
      Purtroppo il dibattito su queste tematiche, che ormai sono delle pericolose emergenze, non riesce ad incidere nel merito delle stesse; infatti, appena solo si approda al termine «quote latte», si rischia di essere tacciati per dei facinorosi o dei perditempo, se non addirittura per dei ribelli amici di persone di malaffare.
      Invece questi argomenti andrebbero minuziosamente esaminati, discussi e risolti. Verificandoli con animo sereno e imparzialità si noterebbe che i problemi sono di tutto il settore zootecnico da latte, sia di chi non può andare avanti per aver contratto debiti per stare nel limite delle quote, sia di chi, non avendo investito nel loro acquisto, ha sostenuto spese enormi per i ricorsi e per modernizzare le aziende. Al centro delle criticità, poi, convivono molteplici paradossi: tra gli altri, l'importo del prelievo che supera di gran lunga il valore del prezzo del latte su cui si deve recuperare (è facile verificare che per pagare l'importo del prelievo non è sufficiente il ricavo dell'unità lattiera che lo genera); un sistema di gestione dei quantitativi di riferimento che non ha ancora raggiunto un minimo grado di affidabilità e di sicurezza, tanto che ancora troppi sono i casi anomali che circolano in tutto il sistema (quote riferite a produzioni in cui le stalle non hanno capi, affitti concessi da affittuari che sembrano sorgenti interminabili di disponibilità, equivalenze tra latte e prodotti caseari che non giustificano i prelievi calcolati, eccetera); l'impossibilità di far circolare i quantitativi di riferimento tra produttori di diversi Stati membri dell'Unione europea, oltre l'impossibilità di effettuare una compensazione comunitaria.
      Nel nostro Paese oggi è indispensabile dare soluzione al problema del prelievo accumulato negli ultimi anni e non ancora versato. Ciò però si dovrà attuare senza creare privilegi e disparità all'interno del mondo dei produttori e cercando di venire incontro sia ai produttori debitori, sia ai produttori che hanno acquistato quantitativi di riferimento, magari avendo aderito alla rateizzazione prevista dal citato decreto-legge n. 49 del 2003, e che ora hanno difficoltà economiche per via dei costi sostenuti e dei ricavi risultati deludenti.
      Obiettivo di una rivisitazione dell'attuale ordinamento normativo dovrebbe essere uscire dall'emergenza debitoria, ridare serenità e prospettive alle nostre aziende, salvare il settore zootecnico da latte da un declino irreversibile e da qui proseguire per chiedere all'Unione europea una modifica dell'attuale regime del prelievo supplementare, innanzitutto spingendola a superare il sistema delle quote e, nelle more, ad aprire alla compensazione comunitaria e alla circolazione delle
 

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quote tra i produttori dei singoli Stati membri.
      La presente proposta di legge mira ad introdurre nell'attuale normativa di riferimento, senza rivoluzionarne l'ossatura, alcuni strumenti che sono necessari per iniziare il processo di risoluzione delle emergenze nazionali, tra cui, soprattutto, la previsione della trattenuta parziale del prelievo sulle consegne, e non di quella totale, come anticipo sul saldo, e l'istituzione di un organismo di garanzia che si occupi di risolvere le situazioni incancrenite ed eviti le lotte tra produttori in difficoltà, tutti vessati da analoghi problemi ma spinti e sostenuti ad essere contrapposti, quando logica e necessità vorrebbero, invece, che fossero uniti.
 

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